Non basta cambiare il titolo del CAD Manager, insignendolo del nuovo ruolo di BIM Manager. CAD ha sempre riguardato solo la produzione di disegni. Il CAD può quindi rendere la produzione di disegni più efficiente, ma non può migliorare la precisione o la coerenza delle informazioni. Che un disegno sia disegnato a mano o generato al computer, è pur sempre solo un disegno.

Al contrario: non si può emettere un modello BIM disegnato a mano (o un file CAD come modello BIM per quella materia).

Né ci sono dati sufficienti nel CAD per processi di controllo qualità automatizzati. Il CAD non gestisce riferimenti incrociati o revisioni, non è possibile interrogare un file CAD per verificare se alcune porte sono inferiori al minimo consentito dalla normativa, né lo si può interrogare riguardo codici colore per pareti resistenti al fuoco e acustiche, così come per le porte di quelle pareti. Il CAD serve a poco per l’efficienza e l’accuratezza delle pianificazioni, inclusa la garanzia della coerenza tra disegni e pianificazioni.

Il BIM, invece, introduce nuovi processi che il CAD non ha mai affrontato e per cui non si coinvolge il manager CAD tradizionale. Prendiamo ad esempio la garanzia della qualità: non si può dare un modello BIM direttamente a un designer senior affinché lo contrassegni con una penna rossa; Il controllo qualità deve essere parte del processo BIM.

I manager CAD esistono da circa 30 anni. Stiamo quindi parlando di un titolo che porta con sé un bagaglio di esperienza molto importante e che non vogliamo sminuire. È forse proprio per questo che, sicuri del proprio valore, sono pochi i CAD Manager che effettuano la transizione al BIM. Al contrario, molti di questi rischiano di essere un ostacolo al BIM poiché impostano il software BIM per implementare flussi di lavoro e pratiche più vicine al CAD. Questo fenomeno porta all’Introduzione di soluzioni alternative complicate che si riflettono negativamente sui risultati, rendendo spesso i processi BIM impossibili da implementare.

Questa dinamica viene addirittura vista come qualcosa di positivo: l’ufficio, e in particolare i capi progetto, i progettisti (compresi gli ingegneri) e i direttori possono continuare a lavorare come hanno sempre fatto. Possono “ignorare” il BIM. Ma presto diventa evidente che la spesa per il software BIM e per i nuovi potenti computer pagati dall’ufficio non sta producendo le efficienze che erano state promesse dagli evangelisti del BIM. Sembra che ci voglia più tempo per fare le cose, non meno, e i documenti prodotti non sono più accurati di quanto non fossero quando si utilizzava il software CAD. L’ufficio viene colpito da un risultato negativo del BIM.

Il cliente desidera risultati su Navisworks o IFC e si aspetta che il coordinamento utilizzi il rilevamento delle interferenze, si aspettano anche di poter utilizzare il modello per la determinazione dei costi. Gli è stato detto che tutto ciò è possibile se si utilizza il BIM. L’ufficio utilizza il software BIM nella presentazione (che va a buon fine) e dichiara di utilizzare il BIM, ma il responsabile BIM (che è in realtà un responsabile CAD) dice che c’è bisogno di risorse aggiuntive per fornire i requisiti BIM.

Le accuse iniziano a volare: il cliente è irragionevole, il software BIM è inutile, il BIM è un impedimento imposto all’industria da accademici inesperti… O semplicemente non è stato gestito correttamente.

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