All’inizio degli anni ’80 i sistemi CAD accompagnano il disegno industriale in una nuova era, consentendo la realizzazione digitale di modelli geometrici dei prodotti, così che questi potessero essere liberamente riutilizzati e manipolati dai disegnatori. I sistemi CAD erano – e sono tutt’ora – software profondamente evoluti, dotati di un numero elevato di funzioni e peculiarità a supporto di un analitico lavoro di progettazione.

La transizione dal disegno manuale all’uso di personal computer e workstation provviste di applicativi CAD portò alla creazione di una notevole mole di dati digitali di svariata natura, tanto che in poco tempo diventò difficile recuperare, gestire e controllare con efficienza l’output di tali sistemi. Ci si rese conto che gli utenti avevano difficoltà nel trovare le informazioni necessarie e che le aziende stesse perdevano spesso il controllo dei processi di cambiamento ad esse associate.

Intorno alla metà degli anni ‘80, questo problema era già diventato qualcosa di estremamente pressante per le aziende. Dopotutto, i sistemi CAD erano sempre più diffusi e complessi, e al contempo un numero sempre maggiore di ingegneri utilizzava workstation non connesse in rete. È proprio in questo contesto che fecero la loro comparsa i primi sistemi di Product Data Management (PDM). Inizialmente sviluppati all’interno di grandi aziende, finalizzati alla gestione e al controllo delle informazioni di prodotto nate da svariati strumenti di sviluppo, questi sistemi dovevano rispondere alla necessità di avere processi semplici, rapidi e sicuri per garantire l’accesso a dati reali durante l’intera fase di progettazione.

I primi sistemi PDM avevano come funzionalità base quella di rendere disponibili agli utenti – sia quelli appartenenti a uno specifico dipartimento di progettazione sia a un gruppo di lavoro – i dati richiesti attraverso un repository centralizzato, oltre che a garantire l’integrità dei dati attraverso continui aggiornamenti e verifiche.

I primi sistemi PDM, pur essendo efficienti, fallirono. Questo perché tentarono di delimitare le aree non progettuali presenti nelle aziende, quali il marketing, le vendite e la gestione della catena del valore, ma anche gli enti esterni come fornitori e clienti.

Due furono i principali ostacoli che frenarono l’espansione del PDM:

  • La gestione di un numero limitato di dati, che riguardavano unicamente le informazioni tecniche di modelli geometrici e BOM (Bill Of Materials, cioè la distinta base dei componenti di un definito prodotto che ne definisce il rapporto gerarchico e i legami).
  • La difficoltà di utilizzo – per la quale era spesso necessaria una conoscenza di tipo ingegneristico – e la specificità di utilizzo – che rimaneva fortemente legata agli applicativi CAD/CAE rendendo impossibile l’integrazione con altri sistemi.

Simultaneamente allo sviluppo dei sistemi PDM, vennero introdotti altri applicativi aziendali, quali:

  • L’Enterprise Resource Planning (ERP);
  • Il Customer Relationship Management (CRM);
  • Il Supply Chain Management (SCM);
  • I Sistemi Informativi Direzionali (SID).

Applicativi inseriti con lo scopo di migliorare le attività di business aziendale e soluzioni specifiche a determinati processi del ciclo di vita che dipendono in buona parte dai dati di prodotto. I sistemi PDM, al contempo, non forniscono un sufficiente supporto agli stessi, in quanto la proprietà dei PDM è concepita espressamente per la gestione dei dati progettuali.

Nei primi anni ’90 le aziende iniziano a richiedere applicativi in grado di amministrare la struttura prodotto, il controllo delle modifiche, la gestione delle configurazioni e altre funzioni. Queste richieste favoriscono la nascita di molte tecnologie che implementano nuove funzionalità come la gestione documentale, la gestione dei workflow di lavoro e la gestione dei processi di modifica, che consentono l’evoluzione industriale e allo stesso tempo favoriscono l’avvio di un nuovo modello produttivo quale il Concurrent Engineering, cioè il concorrere e l’integrazione di più funzioni aziendali nello sviluppo di uno stesso prodotto, invece che su una sua gestione di tipo sequenziale.

Parallelamente, le software house produttrici di PDM iniziarono a creare sistemi fondati sul web, con funzioni di visualizzazione intuitive così di estenderne la base di impiego. Attraverso internet, si svilupparono interfacce generali e leggere con costi contenuti, e il risultato principale fu quello di rendere più accessibili i sistemi PDM all’interno dell’impresa, conservando però le funzionalità orientate alla gestione documentale di progettazione, e quindi ancora carenti nel supportare le funzioni legate alla gestione dei dati riguardanti l’intero ciclo di vita.

Per far fronte ad un aumento dell’efficienza operativa, le aziende orientarono quindi i propri investimenti al mondo degli ERP. Oggi, invece, l’attenzione si è concentrata sul prodotto e sulla sua innovazione, ovvero sui tentativi di ridurre il time-to-market di un prodotto innovativo. Questa tensione di riduzione dei tempi, di aumento della qualità e di riduzione dei costi ha imposto uno spostamento dell’attenzione sul prodotto stesso e sulla sua complessità, quest’ultima ponderata non solo nell’aspetto tecnico-fisico, ma anche nelle sue componenti hardware e software.

Nel tempo, abbiamo quindi assistito a un’evoluzione del significato e del contesto di riferimento del termine PDM. Se inizialmente questo era incentrato sulla mera gestione dei file CAD e di progetto in generale, il PDM è diventato uno strumento essenziale alla gestione dei workflow di processo e delle informazioni condivise attraverso la collaborazione e la visualizzazione.

Ogni fornitore di sistemi utilizza termini propri per definire le soluzioni proposte e i prodotti esclusivi, creando nell’utilizzatore finale molta confusione e portandolo spesso a una scelta errata del sistema gestionale. Questa mole di acronimi, inoltre, ha reso difficile la definizione del tipo di informazione legata al prodotto, tanto che per la definizione stessa del dato di prodotto si scelse universalmente di indicare le soluzioni pensate alla gestione come Product Data Management.

Di seguito, gli elementi base contenuti all’interno dei sistemi PDM:

  • Repository per informazioni e documenti;
  • Document management;
  • Gestione di workflow e processi;
  • BOM management del prodotto;
  • Gestione delle configurazioni;
  • Amministrazione della classificazione;
  • Project management;

Una peculiarità dei sistemi PDM è la centralizzazione organizzata delle informazioni:

  • Accessibilità a informazioni di prodotto e piani in più versioni;
  • Gestione delle modifiche, redline e configurazione prodotto;
  • Unicità di informazioni sul prodotto e sulle versioni relative;

Altresì, i sistemi PDM migliorano il controllo sull’accesso ai dati, determinano e rendono operativi workflow di lavoro, integrano e organizzano le altre applicazioni, provvedono in ambiti esterni al team di progettazione, alla visualizzazione e alla collaborazione, all’aggiunta di commenti, all’ampliamento di utilizzo e al valore delle informazioni contenute.

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